Qualche tempo fa, devo aver giurato
a qualcuno che i 28 li avrei festeggiati a New York. Non so perché e, sì, puntavo
in alto, ma la cosa strana è che, per qualche incredibile logica [dovrei forse
giocare la schedina ogni tanto], quest’anno sono qui davvero. E le candeline le
spengo davanti ad una fetta di torta, con una corona luccicante in testa,
grazie a due amiche incontrate lungo la strada. Negli ultimi 4 anni non sono
mai stata in Italia per il mio compleanno, eppure mai ho sentito intorno a me tanto
affetto. Le persone che per qualche fortunosa coincidenza incrociano i tuoi
passi a migliaia di chilometri da casa, sono quelle che ti lasciano prima e che
ti amano di più. Così è stato anche stavolta. E non potevo avere di meglio.
Per il resto, ragazzi, è New
York! Ho cenato da ISE, un giapponese meraviglioso sulla 49th strada, ho
divorato la mia terza [diciamo terza] cupcake da Magnolia, le più buone frittelle
ai mirtilli da Clinton Baking e passato una serata so cool con la mia amica
cinese Irene da Spice Market: il tempio del piccante, e dell’atmosfera, cacchio
se sensuale, nel cuore del meatpacking.
Ho ricevuto dal mio capo due
biglietti per la partita di baseball e sono andata allo stadio. Yankees vs
Chicago White Sox. Cappellino, un litro di pepsi e schifezze varie, una di loro. E mentre pensavo a come sarebbero riusciti ad adattare
quel campo all’incontro in amichevole fra Milan e Real Madrid previsto per il
prossimo agosto [sappiate che le proverò tutte per entrare], sullo schermo andava
in onda la morte del romanticismo. La classica proposta di matrimonio, con
tanto di giovine prestante “in ginocchio da te”, brillocco e manza ignara, proiettata
durante l’intervallo tra gli appalusi del pubblico in delirio, indeciso se
ficcarsi in bocca l’ennesima chips o cacciare un urlo di giubilo per i futuri
sposi. Tra l’altro saltavo anch’io.
Passo e chiudo dicendo che: il 4
Luglio l’ho passato in bikini, sul tetto del mio palazzo a prendere il sole
davanti all’Empire, a sperare che si materializzasse da un momento all’altro
una piscina olimpionica, ad aspettare i fuochi d’artificio sull’Hudson, a pensare
a mia madre.