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CUORE DI SEPPIA

Journal of poetry - ART - SPIRIT - LIFE



sabato 10 novembre 2012

Reali-ty

Dal 1995 ad oggi la fiducia dei sudditi nei reali di Svezia è calata. Una piccola soglia del 4% divide il popolo dei “delusi” da quelli che guardano ancora favorevolmente la monarchia. La percentuale è giunta ai minimi storici con la pubblicazione del libro-scandalo sul re Carlo Gustavo. Ci pensa, però, Victoria a risollevare l’immagine del casato. L’erede al trono è amatissima dagli svedesi. In migliaia hanno invaso Stoccolma in occasione delle sue nozze. Tantissimi quelli che hanno seguito via streaming il battesimo di sua figlia Estelle, nata lo scorso febbraio. Le vicende della principessa appassionano e fanno sognare. Qualcuno a corte deve averlo capito. Il sito ufficiale della famiglia reale ha iniziato a pubblicare costantemente news sui suoi spostamenti, aggiornamenti sul suo stato di salute e foto dei look sfoggiati negli eventi di gala. Né più né meno di quello che avviene in un grande reality. Con una sola differenza: l'ereditiera ha già vinto e all'orizzonte di concorrenti non se ne vedono.  


Pubblicato su A, num. 46, novembre 2012

domenica 4 novembre 2012

[...] e sono quell'acqua di nube

Riemersa cruda, anguilla che sono. 
Medusa gemmata da un limpido notturno. 
Polpa sanguigna sfibrata sulla pietra. Nera. Riecco la riva. 
Novembre, se viene ad attecchire. Si inseguono lucertole da qui.

venerdì 21 settembre 2012

... SCARPE DIEM

Un tempo fu Audrey, poi venne Carrie. Scrittrice, bella e con la puzza sotto il naso quanto basta da sfoggiare mise azzardate per le strade di Manhattan. Il mito di Sex and The City è duro a morire. C'è chi rinuncia alle vacanze per un paio di autentiche Manolo Blahnik. E chi come me setaccia i mercatini di Brooklyn per scovarne una copia abbastanza fedele. Ricerche infinite, perlustrazioni e tentativi a vuoto, poi finalmente le trovo. Vertiginose da far invidia a quelle di Sarah Jessica Parker. "Carpe diem", mi dico, pensando all'imperdibile occasione. Le provo, le compro e le indosso all'istante. Disinvolta come una top model, ma per mezzo isolato. Poi raggiungo a denti stretti la metro e torno con i piedi per terra. Altro che tacchi! È già tempo di tirar fuori le ballerine. Qui a New York, l'unico vero affare.


Pubblicato su A, settembre 2011

martedì 21 agosto 2012

La partita del cuore

Una delle cose da fare durante la bella stagione è assistere a una partita di baseball. Così, quando in ufficio spuntano due biglietti per gli Yankees, non mi tiro indietro. È piena estate, ma nessuno è disposto ad accompagnarmi a causa del temporale in arrivo. Nessuno tranne Alessia, che temeraria decide di raggiungermi nel Bronx. Superiamo i controlli, prendiamo posto e facciamo scorta di bevande e patatine. L’incontro si protrae per ore e stiamo per abbandonare gli spalti quando l’euforia del pubblico ci richiama indietro. Il maxi-schermo proietta la proposta di matrimonio di un tifoso alla sua dolce metà. La mitica scena che ho sempre visto nei film è davanti ai miei occhi. Lui intimidito, lei senza parole fino all’attesissimo “sì”. Il tempo di un bacio tra gli applausi dello stadio gremito, poi puntuale arriva la pioggia. Chissà se i beniamini di casa hanno battuto i Red Sox, di certo qualcuno è andato a segno.


Pubblicato su A, agosto 2012

giovedì 2 agosto 2012

The best is yet to come

L’ho aspettata in aeroporto che non sapevo ancora nulla di lei. Una giornata di maggio piovosa. La prima volta in Svezia. Un sorriso, una stretta di mano. L’inizio di qualcosa di buono. Laura delle corse in bici con i freni malandati, delle ballerine blu, delle vesciche fresche. Laura di Stoccolma. Laura di Milano. Laura che ora è in volo. Da qualche parte sopra l’oceano. Laura che ha fatto i bagagli e viene a trovarmi a New York!

domenica 29 luglio 2012

These vagabond shoes ..

Una delle cose più belle è poter scrivere di New York. In questi giorni me ne vado in giro arsa dal vento, una scintilla di elettricità sotto la pioggia, alla ricerca di un tesoro sepolto che aspetta di essere ricacciato alla luce. Prendo appunti su quaderno rosso, traccio coordinate a matita e preferisco scorciatoie ingannevoli alla metro. Scovato il forziere, tutto l'oro che conserva geloso prende forma di racconto. E scrivo, scrivo tanto, scrivo e sogno per NUOK, un magazine di creativi e urban reporter che se ne vanno a spasso per il mondo a tracciare linee dolci, ma a zig-zag. Tutto quello che vorreste trovare in una guida di viaggio e che non osereste mai chiedere. Fuori dai percorsi battuti, curioso e impertinente. Che fa un passo in più, salta la siepe e vi aspetta al di là a braccia aperte.
Date un'occhiata all' ebook più fresco dell'estate e godetevi le più belle città del mondo. Io l'adoro, voi che ne pensate?

domenica 15 luglio 2012

Con il fuso fuori orario

Per i tifosi in città il fuso orario gioca contro. La diretta degli azzurri si segue dall'ufficio. In streaming, su un sito spagnolo che mi tiene aggiornata sul risultato. Nessun permesso, né uscita anticipata dal lavoro. Così, quando arriva il weekend, per il match con l'Inghilterra del 24 giugno, ci organizziamo. Giulia prenota in un pub sulla 28th. Virginia ci raggiunge al fischio d'inizio: un gruppo di fan accanite con la mano sul cuore a intonare l'inno. Tutte donne, a sostenere l'Italia in una sala piena di inglesi che puntano il dito. La partita si accende e anche il tifo. Quelli del tavolo accanto scommettono una birra che perderemo, Ai rigori ci teniamo per mano. L'Italia passa ed esplode la gioia. A noi italiane la festa, agli inglesi un destino beffardo: restare a bocca asciutta e offrire da bere all'avversario.


Pubblicato su A, luglio 2012

venerdì 6 luglio 2012

Ho espresso un desiderio ..

Qualche tempo fa, devo aver giurato a qualcuno che i 28 li avrei festeggiati a New York. Non so perché e, sì, puntavo in alto, ma la cosa strana è che, per qualche incredibile logica [dovrei forse giocare la schedina ogni tanto], quest’anno sono qui davvero. E le candeline le spengo davanti ad una fetta di torta, con una corona luccicante in testa, grazie a due amiche incontrate lungo la strada. Negli ultimi 4 anni non sono mai stata in Italia per il mio compleanno, eppure mai ho sentito intorno a me tanto affetto. Le persone che per qualche fortunosa coincidenza incrociano i tuoi passi a migliaia di chilometri da casa, sono quelle che ti lasciano prima e che ti amano di più. Così è stato anche stavolta. E non potevo avere di meglio.

Per il resto, ragazzi, è New York! Ho cenato da ISE, un  giapponese meraviglioso sulla 49th strada, ho divorato la mia terza [diciamo terza] cupcake da Magnolia, le più buone frittelle ai mirtilli da Clinton Baking e passato una serata so cool con la mia amica cinese Irene da Spice Market: il tempio del piccante, e dell’atmosfera, cacchio se sensuale, nel cuore del meatpacking.
Ho ricevuto dal mio capo due biglietti per la partita di baseball e sono andata allo stadio. Yankees vs Chicago White Sox. Cappellino, un litro di pepsi e schifezze varie, una di loro. E mentre pensavo a come sarebbero riusciti ad adattare quel campo all’incontro in amichevole fra Milan e Real Madrid previsto per il prossimo agosto [sappiate che le proverò tutte per entrare], sullo schermo andava in onda la morte del romanticismo. La classica proposta di matrimonio, con tanto di giovine prestante “in ginocchio da te”, brillocco e manza ignara, proiettata durante l’intervallo tra gli appalusi del pubblico in delirio, indeciso se ficcarsi in bocca l’ennesima chips o cacciare un urlo di giubilo per i futuri sposi. Tra l’altro saltavo anch’io.
Passo e chiudo dicendo che: il 4 Luglio l’ho passato in bikini, sul tetto del mio palazzo a prendere il sole davanti all’Empire, a sperare che si materializzasse da un momento all’altro una piscina olimpionica, ad aspettare i fuochi d’artificio sull’Hudson, a pensare a mia madre.

venerdì 29 giugno 2012

Dante è ROCK

Salvatore frequenta l’ultimo anno alla New York University. È americano, ma conosce la lingua di Dante come pochi in città. Mi parla deli suoi studi di Letteratura Italiana e del master a Firenze che vorrebbe seguire. È in gamba e ha superato tutti i suoi corsi col massimo di voti. Manca poco al giorno della laurea e il suo lavoro, paper, è ormai pronto da tempo. Tutto secondo i piani, se non fosse per quell’ultimo esame che proprio non va.  A preoccuparlo non è tanto la Divina Commedia, ma wish you were here dei Pink Floyd. Il sistema universitario americano prevede di inserire nel semestre, anche materie del tutto diverse rispetto a quelle del proprio piano di studi. Lui pensava di “alleggerire” il carico di lavoro seguendo un corso di chitarra. Ora si ritrova a studiare solfeggio invece di godersi le vacanze. A giorni avrà l’ultimo appello. Speriamo solo che non sia il professore a suonargliele di santa ragione.

Photo by Andy Woodworth 

Pubblicato su A, giugno 2012

venerdì 22 giugno 2012

LORENZO

E poi un giorno mi ha guardata negli occhi. Quasi sapesse dove andare a cercare, qualcosa che appartenesse ad entrambi. Ha sepolto il silenzio, si è inventato un sorriso, ho scattato una foto. Era lì. A ustionarmi il cuore senza chiedere scusa. Le lacrime non bastavano a quell’incendio, ed ero come uno stecco in mezzo al vento che in estate appicca il fuoco ai fusti intorno. Arsa e livida. Alla prima scintilla. Pensavo di sapere dell’amore quanto basta per vivere a lungo. Ora so che cosa è per davvero e vorrei non dover morire più. Il primo passo incerto, quel dentino spuntato, quando mi stringe forte la mano. Che gli racconto del mondo? Cosa deve sapere?  Mi ricorda dei giorni che ero al mare. Con la sabbia tra i capelli, che non badavo alle cose. La pelle rossa, i panini di mamma, gli occhi d’acqua alla sera e il segno del costume che bruciava di più quando tornavo a casa. Così lui, per ora. Che vede tutto per la prima volta. Non parla, eppure dice. E mi racconta di come vanno le cose. La vita è in un biscotto inzuppato. Una macchia, poi il bucato. È il  suo primo compleanno che mi perdo. Tutta questa lunga attesa prima che possa rivederlo.


Photo by Marlin Parr

domenica 10 giugno 2012

Welcome to the jungle

Avete presente i primi passi di una tartaruga sbucata dalla sabbia? Con gli occhi ancora appiccicati dal sonno e la salsedine sulla lingua? Quella corsa sulla spiaggia che non sembra mai finire, un’onda che ripiega indietro e la spinta accanita verso l’acqua?  Così è stato per me. Ora sono in mare.

Ho trovato un centesimo all’incrocio fra 58th e 9av, visto il primo topo in metropolitana, scovato i migliori noodles in un ristorante di Chelsea. Per il resto, che conta, adesso adoro il margarita [quello di Rosarito a Williamsburg] e la very berry cake di Starbucks. Non c’è nulla di meglio che andare da sola, con Creep nelle cuffie e il vento di una città nuova a seccare le labbra.

domenica 27 maggio 2012

Disincronosi circadiana [alias: Jet Lag]

Una delle cose su cui puoi davvero contare nella vita è il ritardo dei voli Alitalia. E così si parte, con un’ora in più d’attesa, da spendere, senza neanche dirlo, in libreria. Posto passeggero 139D. E affianco a me [thanks to Federica, l’Hostess amica] nessuno. Lo spazio necessario per schiacciare, dopo i ravioli scotti al formaggio che non penso sia formaggio, un pisolino Atlantico. Invidiata da tutti. Stipati, accucciati come ragni in un buco troppo stretto. 9 ore. Di sbadigli. Un libro aperto,  dormiveglia. Sudoku. Biscotto. Sudoku. “Ma si può usare l’ipod?”. Un film. I titoli di coda, le nuvole. Solo nuvole. 10.000 m di altezza. Il posto più lontano dalla terra per pensare a mio padre, che si aspetta al più presto uno squillo ed è ancora a lavoro. Un lago. Il Lago. Hudson. La punta dell’Empire nella foschia. NY. Un cane addestrato che  intercetta il mio zaino, lo annusa, ritorna, poi va. Le impronte, la foto. “Mi segua”. E ti pareva. Condotta nel limbo dei sospetti in attesa di giudizio. Precauzione. Gli Stati Uniti vogliono essere sicuri che io non abbia bombe a mano nella trousse. {Stavolta le ho lasciate a casa}. Benvenuta in America. Taxi. 34th Strada. La mia stanza è di qualcuno che è appena andato via. Fra poco saprà di me.

mercoledì 9 maggio 2012

Una [Grande] Mela al giorno ..

E alla fine mi hanno fatto sapere. A quanto pare anche quest'anno compirò gli anni lontana da casa. Potrò sottrarre candeline alla mia torta improvvisata senza destare sospetto. Nessuno se ne accorgerà, io almeno proverò a barare. 4 mesi. Per ora.  Il tempo che serve per lasciarci il cuore.  E  ricascarci ancora. E non volersene andare. Via. Si doveva rischiare, io fiato e gambe ne ho. La valigia di sempre, la ragazza di sempre, un battito in più. Destinazione New York.


mercoledì 2 maggio 2012

D O P O F E S T I V A L

4 ore di sonno in due giorni, gli ultimi trascorsi a Perugia. Senza mai prender fiato. Come se non fosse mai esistito altro. Come se ogni pietra della città fosse stata messa lì per noi. Perché prima o poi saremmo arrivati. Ci sono passi che hanno il sapore di una vita. C’è tutto dentro. Tutto quello che basterebbe per stare bene. E abbiamo avuto il sole. Scarpe mai troppo comode, salite mai troppo facili. Ci siamo accordati, arrangiati, scambiati un sorriso d’intesa. E alla fine avuto ragione, portato a casa una scommessa. Ognuno con  i suoi trofei. Per altro con i suoi ricordi. Quelli di una stanza divisa in 6, di una doccia divisa in 6, di una risata a notte fonda moltiplicata per 6. Saremo sempre quelli dell’Ostello Spagnoli, del Minimetro fino al Pincetto. Del chococino e del caffè in sala stampa. Quelli dei turni improbabili e della coda al Morlacchi. Per vedere Travaglio, esorcizzando il sonno. Quelli del pacco. Pizza e panino. Pizza e panino. Dei Baci perugina tenuti in tasca (che sbaglio). Quelli che scrivono, che ci credono. Nonostante la fatica e le rinunce. Nonostante l’attesa. Quelli che non si preoccupano della serata, perché Mariano ha già steso il programma. Quelli della scalinata. Dei milanesi. Dell’ultima corsa persa, del taxi. Quando è già tardi, ma non per stare insieme ancora. Quelli dei saluti, dei numeri scambiati su un foglio strappato di corsa. Quelli che “se mi aggiungi su fb ci sentiamo”, “se capito a Roma ti faccio sapere”. Quelli che crollano in treno, sulla strada del ritorno. Con la valigia che non pesa poi tanto, pensando a ciò che è rimasto indietro. Quelli del Festival. Del giornalismo. Del conto alla rovescia che è già partito. Quelli che il prossimo anno, cascasse il mondo [i Maya qualche cagata dovranno averla pur detta], puoi giurarci ci saranno.

Photo by Antonio Doldo

lunedì 23 aprile 2012

ANSA* da prestazione

24 ore al fischio di inizio... Treno delle 12.13, stazione Termini, appuntamento con il gruppo dei volontari che, come me, partirà da Roma. Cambio a Foligno. Destinazione Perugia. Nella valigia la guida della città. L’agenda con i turni da coprire. Camilleri e Fenoglio. Per ingannare l’attesa semmai ci sarà modo. E alla fine penso che no. Non avrò tempo. Oltre duecento eventi, incontri, workshops, un numero impensabile di professionisti della carta stampata, [da Santoro a Vespa, da Mentana a Travaglio] della notizia in presa diretta, del web. Radiocronisti, videomaker, fotografi, scrittori e blogger.  E tra questi anch’io. In prima linea dietro le quinte. Liquirizie in tasca, Pass e occhiali da sole fa che non piova fa che non piova fa che non piova.


P.s. se siete in zona, fate un salto e passate a darmi un saluto!

venerdì 20 aprile 2012

Design di stagione ..

Si scrive Svezia, si legge design. Facile pensarlo se ti trovi a Södermalm, il quartiere a sud di Stoccolma. Qui si concentrano i laboratori dei creativi più promettenti del Paese. Uno di questi lo scovo per caso. Nessuna insegna, una vetrina spoglia, pochi fronzoli ad attirare il passante. All'entrata mi accoglie un giovane designer. Il suo tavolo di lavoro è coperto da disegni e prototipi in scala. Mi parla dei suoi studi, del suo concetto di funzionalità, poi mi fa da guida fra gli scaffali dell'esposizione. Sedute in legno, una libreria a scomparsa, bracciali e borse in pvc. Un trionfo di stampe e linee geometriche. Quando gli chiedo del pezzo più in voga nessun imbarazzo. L'esemplare più venduto non è una lampada in vetro, oggetto di culto della tradizione. L'ultimo must have è un portabanana in plastica dai colori sgargianti. E sarà pure un po' kitsch, però che dire: qui sanno come far fruttare le idee.


Pubblicato su A, num. 17, Aprile 2012

sabato 17 marzo 2012

Le faremo sapere

We would be happy to set up a SKYPE interview appointment with you. E ciò a dire: strizza, strizza, camicia bianca [la divisa ufficiale degli italiani a colloquio], strizza, sorriso rilassato di chi se la fa addosso, accento ammericano. Pronta. Webcam puntata, sfondo neutro verdesalvia-rosmarinosecco, capelli raccolti, sigla del TG1 [che a un certo punto pensavo partisse davvero]. In onda.
Il tempo di dire "ciao", "I hope to hear from you soon".
Che arriva.
Un boomerang di netto sulla nuca. L’influenza caraibica nonostante il vaccino. Puntuale come il ritardo del volo prenotato con due anni di anticipo. Come il lunedì [mattina]. Il rotolo “d’amore” che riciccia sui fianchi alla vigilia di Natale. Naturale. Come l’herpes al primo appuntamento. Il temporale estivo che ti sorprende all’uscita dal parrucchiere mentre arraffi inutilmente in borsa qualcosa che assomigli per caso alla forma di un ombrello [e intanto imprechi, ma con garbo, cercando di non dare nell’occhio, perché a 40 gradi all’ombra pensavi fosse l’ultima cosa di cui potessi aver bisogno].
Eccolo lì. Implacabile e ferrigno [che dir si voglia: bastardo]. Semplice, conato di congedo.

Le faremo sapere.

E io qua sto.

Abiti civili. Cioccolata a go-go. Smanettando sulla casella di posta una decina [chiedo alla corte che venga tutto arrotondato per difetto] di volte al dì. Chi ha detto che l’attesa è essa stessa piacere, aveva a casa un vaso da 5 kg di Nutella.
 
Photo by Ginny Weasley

 

venerdì 9 marzo 2012

Marni // H&M


Via del Babuino 96. Una stanza tutta per me e una terrazza. Affacciata su Roma, che stasera scintilla e fa chiasso in strada. Una doccia calda. Il pigiama verde che avrei dovuto stirare prima di lasciare casa. Un letto che era fatto per due, cinese take away, la mia coca ghiacciata.
Un romanzo alle prime battutte.
Io e le zitelle di Landolfi. Aspettando l'alba. 
I primi assonnati rintocchi santi sui tetti della capitale [in-festa].

sabato 18 febbraio 2012

Una merenda da brivido

Che la città sia ricoperta di neve e le temperature stazionino ben al di sotto dello zero agli svedesi non importa: ogni momento è buono per gustarsi un ghiacciolo. Tanto più se il servizio è velocissimo e la consegna avviene a pochi passi da casa. Si chiama Hemglassbilen, ed è la variante scandinava del classico furgoncino del gelato. Ad annunciare il suo arrivo è una motivetto ricorrente che ormai tutti conoscono. Un vero e proprio richiamo delle sirene che, nonostante il freddo, attira in strada gli appassionati del dessert. Sul sito della ditta la scelta è varia: biscotti alla crema, sorbetti alla frutta e vasche al caramello da 2kg. Acquisti il tuo cono bigusto online, segui in tempo reale la posizione Gps del furgone e controlli sulla mappa la fermata più vicina a te. Il servizio sarà pure efficiente e il prodotto di grande qualità, però che coraggio. Con il gelo che c’è non sarà meglio una cioccolata calda?


Pubblicato su A, num. 8, febbraio 2012

Photo by Tastespotting

mercoledì 1 febbraio 2012

* b i v I O

“[…] io mi son voltolato e rivoltolato nella vita come un ammalato smanioso nel suo letto; anche mi somiglio a quelle farfalle notturne sorprese dalla luce o dall’agonia che rimangono a sbattere disperatamente le ali sui nostri pavimenti. Donde dunque, se questo è il mio stato naturale, la particolare e totale mancanza di forze, il vigile spavento?

Tommaso Landolfi, La biere du pecheur


E i minuti. E poi le ore. E le ore sprecate a ragionare del tempo, giorni che non torneranno indietro. Sarà che ho paura. 
(E l’angoscia raffiora).
Sarà che la neve si posa. 
Nessuno saprà mai  quello che ha tra le mani se non lo lascia andare. E noi forse dovremmo partire. Rischiare. Se non la primavera, qualcosa. Che si tenga le sue notti insonni questo inverno e sleghi i polsi d’argilla. 

Photo by Annie Leibovitz

giovedì 12 gennaio 2012

Mind the gap


E come è andata. Bene. Cacchio.
Sveglia alle prime luci dell’alba. Con gli occhi socchiusi, dalle ore arretrate di sonno che nessuno più mi renderà indietro. A tastoni nella stanza intercetto la valigia, la chiudo finalmente e la trascino in fondo alle scale, fuori dal cancello, sull’auto già in attesa che mi lascerà all’aeroporto. Se non fosse per il vento, e per la coda che rimbalza a spintoni nel cielo.. ma atterriamo. London express, Victoria station, Cromwell road. Una sosta in hotel e siamo in strada. A pochi passi dal Natural History Museum. Una cabina rossa, una giostra accesa, la città ancora illuminata a festa. Quello che resta di Londra è un muffin ai mirtilli, le uniformi dei bambini di un collegio del centro, che vanno a scuola col sorriso su un monopattino d’argento. Un club sandwich divorato in un pub di Oxford street, il profumo dell’India, del basmati. One “chicken tikka masala”. L’adrenalina del mattino, la stanchezza della sera. Sarà per me la città dei girasoli, quelli di Van Gogh alla National Gallery, del sabato a Notting Hill, del battello che fila via sul Tamigi. La città dei vecchi dischi, dei grandi magazzini, di Harrods e New Bond Street.  Dei musei, gratuiti! Delle ballerine color cipria acquistate da Topshop. Senza calze a dispetto del freddo. Indossate di fretta. Un pit stop. Quello che resta è una passeggiata nel parco, lo scoiattolo arguto di Hyde Park dritto in posa per una foto, l’abbonamento zona 1-2, l’abbraccio di Ro. Il sushi di lusso da Nobu, il conto salato, la boutique di Chanel. Resta un libro illustrato per bambini, la guida di timeout: Tate Modern/Cattedrale di Saint Paul. Ho preso il taxi fino a Westminster perché avevo deciso così. Da Trafalgar, come Kate. 
So che qui ci tornerò. London Eye chiuso per manutenzione. 
La scusa ce l’ho.


P.s. 5 giornate di sole / It rains more in Rome

mercoledì 4 gennaio 2012

Chi parte a capodanno..

È come andare a capo. Dopo il punto, una pausa e una linea verde tracciata sul foglio. La prima. Di un racconto escogitato. Eppure imprevedibile. Propositi ne ho, ma non vorrei. Che poi la luna li stravolge. Magari ne azzecca di migliori. Magari. Altro che sogni cavalco. Percorro a passi spediti un sentiero di roccia e resto vigile. Sentinella del giorno. La vita non si pensa, si fa. Così mi auguro di poter fare tanto e prendere fiato solo passata la salita. Di partire e stare in movimento. Un viaggio porta bene ed io inizio quest'anno a Londra. Porto con me un quaderno rosa e una matita appuntita. Un carboncino per ritrarre la Regina. Una valigia vuota che peserà al ritorno. Un ricordo in più, un pensiero in meno. Qualunque consiglio o avvertimento (!) è ben accetto.
Saltate su, che guido io.
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